venerdì 26 ottobre 2012

analisi de il cardillo innamorato di ortese


romanzo organizzato in cinquanta capitoli divisi in sette parti, “Il cardillo addolorato” è il pannello centrale del trittico del fantastico, delle “bestie – angelo”, che include “L’iguana” e “Alonso e i visionari”. Favola metafisica d’ambientazione vagamente storica (siamo in una Napoli di fine Settecento), l’opera è animata da una pluralità di voci e di personaggi le cui vicende si svolgono in una dimensione onirica tale da fondere i momenti reali e quelli sognati. I punti di vista del racconto sono molteplici e si sovrappongono in una struttura narrativa complessa che poggia su una lingua letteraria elegante, appena connotata d’elementi dialettali.
Un gruppo di viaggiatori “di genere fantastico, viaggiatori nelle nuvole” giunge da Liegi nella città partenopea, “la città dal golfo fatato”: il principe Ingmar Neville, uomo dal carattere duro e malinconico, principale protagonista della storia; lo scultore Albert Duprè; il commerciante Alphonse Nidier. I tre stranieri sono ospiti del guantaio di Santa Lucia, don Mariano Civile, la cui famiglia ha una storia misteriosa. La figlia Elmina nasconde un segreto legato al ricordo di un uccellino morto a causa sua. Il cardillo Dodò era la passione di Floridia, sorella di Elminia che, da bambina, per farle dispetto, l’aveva lasciato morire. Per il dolore, la piccola Floridia morì ed Elminia diventò fredda e ruvida “come una pietra”. La giovane risveglia nel principe sentimenti contrastanti: egli è consapevole che la sua bellezza cela “un mistero non buono” e tenta di opporsi al matrimonio della ragazza col suo giovane amico scultore che se ne è subito invaghito. Gli sforzi di Neville saranno vani e i due giovani sposi convoleranno a nozze senza amore. Il contegno di Elminia sarà sempre più strano, come “una giovane capra” la donna non fingerà nemmeno di amare il marito. Taciturna e cupa, ossessionata dalla presenza – assenza del cardillo, entità fantastica che diventa “padrone malinconico” delle vite dei personaggi, la donna causerà anche la morte del figlio Alì Babà per “l’orrore di ombre” che infligge al piccolo. Dopo molti anni, il principe di Neville farà ritorno a Napoli dove troverà Elminia vedova, provata dalla solitudine e dall’indigenza, che si aggira tra i vicoli di Napoli “luogo di pena” insieme alla figlia Sasà e ad un piccolo deforme, muto e cieco, su cui riversa un amore insensato.

Nessun commento:

Posta un commento