giovedì 20 settembre 2012

Marzia Alunni presenta la madre con amore


L’EMPATIA DELLA DIFFERENZA



Due testi di Maria Grazia Lenisa che inducono a riflettere… la rivolta, nel primo, e l’emarginazione consapevole del secondo testo possono essere la voce dell’inerme che si leva intonando una musica di libertà e verità, scomoda certamente, eppure irrinunciabile.   
L’essere donna e poetessa, in questa ottica, rappresenta un impegno per l’autrice, ovvero l’assunzione di un nobile fardello che si apprezza quanto più ci pone in conflitto con il potere, cieco davanti alla bellezza, e le parole scontate che lo rappresentano.
   La maschera può anche essere quella di una poetica letteraria asfittica, minimale oltre il lecito, oppure di una militanza drastica e miope da rivedere criticamente nella direzione di una maggiore apertura o di una profondità che riveli una trascendenza.
 La poesia d’invenzione (chiariamo subito che tutta la poesia è pur sempre inventata) propriamente detta non si appella al quotidiano realismo, preferisce creare scenari, a volte paradossali, o estremi, ma in grado di smuovere, portare al dubbio e alla scelta di un’espressione di sé più vera.   Non sempre ciò che è reale merita un’adesione incondizionata. La piattezza è sempre in agguato,  come difendere la poesia in tale frangente? Regalandosi un ‘terzo occhio’ che sposti il discorso su un piano parallelo e permetta di rovesciare come un guanto la realtà alla ricerca del senso riposto delle cose.  Il male, fuori e dentro di noi, o la divertita pittura, un po’ bohémien e irriverente, del pittore di strada sono esempi di vagabondaggi intellettuali, ma con l’empatia giusta nei confronti di una diversità che è pregio e ricchezza, corpo e anima del nostro tempo e forse oltre.
                                                                                               Marzia Alunni








LA MASCHERA
                                                                                        a Giovanni Occhipinti

Girano con le maschere a difesa della caduta
                             dell’ipocrisia
che l’altro sa davvero ciò che pensi: la video-
fronte rivela i pensieri.
                                      L’uomo impaurito
si difende, custodisce l’offesa che il male è
                              Dentro
e la maschera è schermo se non si sceglie
di restare soli. Ognuno fugge l’altro a viso
                             aperto
che l’attimo di bene non è eterno così l’amore
nell’odio s’impasta ed è orrenda la Mente.
C’è chi inventa di andare oltre lo schermo a difesa
E snidare i pensieri: un’arma per conoscere l’altro,
difendersi.
                            Come fare poesia?
   E’ dare senso al bello: un albero che cresce sopra
i vermi, un rapido sorriso d’innocenza od un raggio
 di sole, un frammento… Sopra il Monte del Cranio
                    crocifissa una luce redenta:
                        il big bang del cervello.

                                                    [da Eros Sadico – Ed. Orient Express; Castelfrentano; luglio 2003]

Maria Grazia Lenisa







PITTORE DA MARCIAPIEDE DELL’EST



Il ragazzo dipinge il marciapiede,
a un lato il vuoto della sua chitarra
con dentro chi sa quali segreti.
Arriva scalza al Museo della strada,
sta attenta a non toccare le figure
come giocasse cauta alla campana.

E gli dice: dipingi la mia schiena!
Ride d’azzurro:
                          Voltati di dietro
ed alza la maglietta.
                                 Come strada
maestra dalla nuca alla vita sottile
                            il Nudo appare:
un bellissimo schermo ancora intatto.

S’appressò, la toccò dove rinascono
sempre le ali, così incurva un poco
                              per i pesi
                              soavi
e tutta la baciò che fu pennello
la sua lingua sapiente, colorata d’ogni
                       colore dell’arcobaleno.

Il cielo stava tra piova e sereno
come quando le streghe s’innamorano.

Cantava dolce in strada Edith Piaf.

                                                    [da “La Rosa Indigesta” - Bastogi; Foggia; marzo 2006]

Maria Grazia Lenisa


NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE

Maria Grazia Lenisa, poeta e saggista, è nata a Udine, il 13 02 1937. Ha vissuto soprattutto a Terni dove è venuta a mancare il 28/ 04/ 2009. Ha pubblicato una cinquantina di opere tra cui alcuni saggi critici.  Il suo inizio, con Il tempo muore con noi (1955), è stato all’insegna del Realismo Lirico.   Si è fatta notare per la pregnanza e l’originalità dei suoi testi, attestate da studiosi del valore di A. Capasso, e poi, E. Allodoli, F. Palazzi e F. Pedrina. Collaboratrice di numerose riviste, ha intrattenuto stimolanti contatti intellettuali. Degni di menzione sono il rapporto con il filosofo P. Cornelio Fabro, suo prefatore a I credenti, l’attività per Forum Quinta/Generazione e il dialogo con M. Luzi e A. Zanzotto.  Lenisa ha prodotto  studi per svariati autori contemporanei e, nel 2000, un saggio di estetica fenomenologica, La dinamica del comprendere.
   Negli anni ’80, dialogandone anche insieme il critico G. B. Squarotti, compiva la svolta de L’ilarità di Apollo, una meta-realistica fusione d’eros trasfigurato e risvolti etico - religiosi, in versi fintamente narrativi.  E’ stata direttrice della Collana Il Capricorno per le Ed. Bastogi presso i cui tipi nasce la sua antologia Verso Bisanzio (fino al ’97). Due gli elementi notevoli: “erotismo, come sublimazione della forza vitale e la conquista di una fede religiosa altrettanto appassionata” (L. Luisi; Calliope ‘97), attestati anche dalla ivi inclusa Laude dell’identificazione con Maria
  Tra le scritture successive sono da leggere senz’altro: Incendio e fuga, introdotto da M. Bettarini, S. Lanuzza e D. Maffìa, e La Predilezione,  dominata dal grave tema paolino secondo cui “…tutta la natura geme e soffre”. Non meno originalmente si succedono L’ombelico d’oro e il cupo Eros sadico che proietta il cancro in un’equivoca finzione amorosa.
  Trattata nella “Storia della civiltà letteraria” (UTET), conseguiva nel 2003 il “Diploma honoris causa” dall’ Ist. di Cultura Superiore del Mediterraneo di Palermo e Monreale. Nel 2005 è insignita del premio Ziegler per La rosa indigesta. Contrasti. Poco prima di morire infine riceveva il Rhegium Julii  (inedito ’08) per le Amorose strategie.  Lascia inedito Il Canzoniere Unico, il primo dedicato al Cristo.

2 commenti:

  1. Un ringraziamento per l'ospitalità, anche a nome di Maria Grazia Lenisa! Sublime è la scelta dell'immagine associata ai versi. Lo sguardo della figura femminile, sospesa nel chiarore, osserva un po' lateralmente, quasi per cogliere una visione onirica in fuga dalla materia. E' bellissima! Marzia Alunni

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  2. La prima sintetizza magistralmente il fare poesia e arriva come manifesto della poetica dell’autrice, dell’intransigenza dei “puri”, di chi “inventa di andare oltre lo schermo”. La seconda, che avevo già avuto modo di apprezzare in “La rosa indigesta”, e’ rappresentativa dell’andare “oltre”; diventa parte di un viaggio magico/mitico che parte dai giochi dell’infanzia per compiersi in tutta la sua sensualità.
    Abele

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