ROSALBA
In un
giorno qualsiasi di quotidiana normalità il dolore si veste
ed
esce di casa con la gioia e
la serenità di sempre
dolore
che trafigge i muri
divide
le colonne portanti della serenità quotidiana
giungendo
a noi senza preavviso, né istruzioni per l’uso
Il treno è deragliato, madre
è successo all’improvviso
Ora lei cammina
in quella piazza enorme e si
sente rimpicciolire
una sensazione di schiacciamento al suolo
uno sferragliare delle meningi come se
deflagrassero le idee
e si raggruppassero in due schieramenti
Un gruppo da una parte un gruppo dall’altra
Ti cerca per disincagliarsi
Non ci sei
Questa volta non ci sei madre
Forse è
meglio così
Lei ora
guarda
E vede le imposte delle finestre
ma dietro ogni fessura avverte occhi
La guardano
madre la seguono
Comincia
così la storia tragica di tua figlia
il
suo sprofondare nelle visioni persecutorie
il suo affannoso ricercare i segreti
nascondigli dei suoi persecutori
la
carta da parati strappata con le unghie per svelare gli occhi nascosti
le
voci insistenti per smascherare chi
la fa
oggetto di incauta e morbosa attenzione
per controllare i suoi desideri i suoi pensieri
Il
dolore ha precorso il suo tragitto ed è giunto a destinazione
Se l’è cavata da sola si è riparata in un bar
ha aspettato che tutti quegli occhi si ritraessero
e poi si è lanciata in una corsa sfrenata
ha urlato con tutto il fiato che aveva in gola
TERESA
Era il fischio del treno deragliato che urlavo
madre
cercavo di
riacchiappare le idee che mi svolazzavano intorno
Mi si
riconficcavano in testa affastellate alla rinfusa
Una casa
una strada la mia bambola di
stracci a cui avevo staccato la gamba
Voglio la mia bambola con la gamba
riattaccata non la posso vedere così
mutilata
Una bambola non può avere una gamba sola
Mi hai detto così
Perché hai rotto il giocattolo che ti ho comprato
Non ti fa pena quella povera bambolina così
troncata
L’ho rotta apposta
le ho staccato la gamba perché tu la curassi
Ho voluto la treccia a spina di pesce per farti
fare tardi
e poi non mi piaceva e te l’ho fatta sfasciare
e hai dovuto pettinarmi di nuovo
Facevi tardi al lavoro e io ero contenta
Tu e il tuo lavoro
Se tu rimani con me io ti do una caramella Ti ho detto
Non hai voluto la caramella e io ho rotto la
bambola e ho sfasciato la treccia
i treni deragliano, le rotaie si
divaricano le idee
sfrecciano via e galleggiano nell’aria e poi si
ricompongono come preferiscono
Come quegli
occhi che spiano dietro le imposte
Sono loro che hanno fatto deragliare il treno
Per spiarmi
perché avevo sfasciato la treccia e rotto la
bambola
Gli occhi m’inseguono i medici mi visitano
ma gli
occhi non possono vederli
E’ acida questa medicina che ci avete messo
Vi hanno convinto a metterci la varichina per
rubarmi la testa
Pure voi hanno contaminato lo
so
Io qui da sola non ci rimango
non mi
lasciate in mezzo a questa folla
Non conosco queste persone
perché mi avete portata qui
Non mi piacciono gli estranei Hanno occhi che scrutano
si infilano nelle pieghe della pelle aprono i miei pori
portano via la linfa, mi succhiano il sangue
e mi aspirano le idee
e le sparpagliano intorno
e le idee volano intorno alla mia testa scombinate
Il treno
il treno torna a deragliare mamma
portami via da questo caos dove deragliano i treni
e i motorini mi sfiorano
Gli occhi mi guardano mi spiano gli occhi di vetro che
tornano
Il nero mi guarda
il grigio mi guarda il
fumo mi guarda
Le onde del mare spezzano gli occhi di vetro dentro a quest’aria appiccicosa di asfalto
mi intorpidisce lo sferragliare dei ferri
che scintillano sui binari
Silenzio di mare di aria inghiottita
Tace il treno tacciono i binari tacciono le urla della mia testa
Io taccio per parlare con te mamma
Io taccio e allora le mie idee cantano mentre
riposa il corpo mio
mamma
ALMA
Mi chiamo
gloria gloria al padre alla figlia e
allo spirito santo
gloria
maestosa esaltante ed esaltata
mi glorio
di conquiste
mi elevo
alla gloria del paradiso e dell’inferno
giaccio su questo letto di foglie macerate
aspetto un
canto che mi prenda e mi porti via
mistero
glorioso la mia esistenza come quella di tutti
di tutti
quelli col ventre caldo e affamato di vita pura
sono
grande abbastanza grande
grande
come radice d’albero in foresta amazzonica
grande
come poltiglia di fango
conto conto cinquanta conto sessanta conta
settanta
ma cosa
sono poi gli anni se non chiacchere
creste e
croste di esperienza levigata tutto
intorno sa di salato torpore
mentre io vado
aspetto cerco una meta
un posto dove sostare
sostare da
una vita piena da una vita sorda ai miei richiami di madre
alle
occasioni di donna madre madre come motivo di trama ricamata
la mia
pancia è ancora gonfia di figli sperduti nella giungla
saltano da
un albero all’altro e lì perdo di
vista i figli
le
storie le loro storie che si
confondono con le mie
uno spinge
spinge con forza nasce a tutti i costi
un'altra è dolce è un dolce parto di note boschive
le
racconto storie in pancia aperta
amo i
figli che figliano dentro di me e
strusciano su pareti morbide
vite
succhiate nelle mammelle eterne che
offro ancora oggi qui adesso
ne volete
signori vendo latte di
madre fiera di torti subiti
bimbo
cresce e si perde lontano
lo cerco
mi sente ma non serve
la mia
voce non serve
TERESA
2
CANTATO
E’ arrivata la mia mamma nella stanza tutta bianca
c’è un odore inebriante di sapone di marsiglia
ho la
febbre e deliravo ora sono più
tranquilla
PARLATO
Adesso c’è pace e silenzio nella penombra intravedo la tua sagoma mamma
e le idee tornano chiare
RITMATO
Posso finalmente dormire
Posso dormire finalmente fino
a quando non mi porterai a casa
Posso dormire e sognare sognare personaggi
personaggi che non conosci
mamma personaggi dei miei giorni dei miei giorni tutti diversi
CANTATO
guarda
guarda la signora sul bancone
della frutta
frutta uguale alla sua luce guarda guarda i suoi limoni
sono
gialli e sono ovali sono ovali e sono
uguali
all’ovale
dell’ uovo che vende
PARLATO
Dietro
lenzuolo scarlatto lettera sopita
la
lettera che ti ho scritto e non ti ho mai letto
libertà
la mia d’essere ciò che sono
anche
quando sono preda d’urlo
e
allora chiudo gli scuri e viaggio nei boschi
tu
mi chiami e io non rispondo perché non posso
non
posso riporre i personaggi in una cassa
le
loro voci penetrano e scalfiscono le pareti della stanza
sotto
il letto si infilzano pensieri
ed
è proprio lì che i castelli tremano
entra non entrare
entra e danza
Danza
questa inferocita polka
la
signorina tutta pizzi in calze a rete
sfonda
la porta il signor sanguisuga che guaisce come cane e ancora sanguina
senza
far si che il cognome risulti cambiato
Li sento appena entro nell’ingresso
Mentre ero fuori hanno disseminato occhi in ogni
angolo della casa
Li vedo i loro occhi di vetro li hanno nascosti bene ma io li vedo
Sono celati sotto la vernice delle pareti
Scrostare
grattare fino a scorticarsi le unghie per rimuovere gli occhi di
vetro
PRENDE
ALMA SULLE GAMBE
CANTATO
Gratto gratto
graffio e scrosto con le dita
sanguinati
Gratto gratto graffio e scrosto e non posso mai
fermarmi
PARLATO
Eccolo lì un altro occhio Tutti li devo togliere neanche uno deve rimanere
ROSALBA 2
GIRANDO
Il treno deraglia di nuovo le idee sfrecciano via
galleggiano in aria e ripiombano nella sua testa
ammucchiate senza ordine
Sognare
è l’unico modo trovato per ricomporre
collegamento magico
scalda
la padella con fuoco e mestolo
mescola occhi d’uomo di quell’uomo
di
quell’uomo che ha osato che ha osato violare sfaldare quell’unico canto d’amore
che sentiva dentro
A
TERRA SDRAIATA
Buio deve
fare buio per spegnere gli occhi di vetro
La medicina è acida ma rimette il treno
sulle rotaie
e le immagini tornano buone
I colori sbiadiscono
Arriva il sonno
Nel buio arriva il sonno il treno si ferma
Il sonno è la sua stazione
Sonno senza sogni
privo di segni
Galleggia nel sonno si innalza sopra le pietre
sorvola le strade che la perseguitano
i treni che urlano sui binari d’acciaio
scintillanti
che le trafiggono gli occhi
TERESA 3
CON ALMA SULLE GAMBE
Gloria
al padre alla figlia e allo spirito
santo
amica
mi sei in questi giorni la tua
esistenza con la mia esistenza
attorte
in unico filo
mescola
e fanne intruglio e poi butta via tutto
io
lo faccio continuamente affacciata alla finestra alla finestra di tutti i
giorni
gli angeli miei fratelli dalle nuvole lanciano
biglietti non li leggo
leggo
invece storie d’uomini per capire comprendere il tonfo sordo
lo
schianto che ho sentito quel giorno
quel
preciso attimo che ha fatto virare le vele
tempeste
di pioggia sottile capelli abbarbicati le gocce d’acqua
non
posso pensare la vita senza te che mi svegli al mattino
senza
il caffè che ti porto
senza
la buonanotte nel cestino
ma
non sono più bimba dagli occhi sottili
sono
donna e incetto sostanza
provo
abiti in negozi sfitti acquisto ritorno
mi
lascio fotografare e filmare e poi mi guardo
guardo
la mia immagine riflessa
i
miei seni di madre mancata
quegli
occhi ventaglio sul dirupo nero
sono
un equilibrista che passeggia sul filo
tutti
trattengono il respiro hanno
paura per me
paura
che io perda l’equilibrio in quel sottile filo
sono
nella dimensione del vento
si
spostano i capelli nel volteggio
le
dita delle mani trattengono respiri e orgasmi leggeri m’investono
le
tende si sono spostate
ora
posso tornare nella stanza
e
ti ritrovo lì pronta attenta al
sentire mio
dammi
la mano ora finchè ci sei voglio sostare in vita piena con te
ALMA
2
SULLE GAMBE DI TERESA
buongiorno
amore cucciola d’oro hai dormito bene stanotte
ho sognato
varchi aperti verso universi nuovi
collegamenti
in fasce orarie di orari senza tempo
campane benedette suonate da gobbo in cabina
plastificata
piccoli
mostri piccole sculture di vera vita un
falegname Maria
un piccolo
Gesù in giaciglio di paglia
c’è forse
un nido per gli angeli
quelli che
sbattono la testa e non riescono più a tornare indietro
quelli per
cui i canti si stonano
quelli
dall’apriscatole che non si infilza più nel punto esatto dove muore la notte
affannosa
la mia ricerca sbatte contro gli angoli di deserte città
dove sono
finiti gli uomini dal ventre bollito
dove gli
incantesimi di oratori portati da
rumorose slitte
sento
salire l’inverno che ghiaccia lo sterco che sporca
il f rigo
stracolmo di carne
cucino
urla quelle che si sentono giù per la strada
quando
inveisci contro tutti
malcapitate occasioni per farti sentire
profonda
la sofferenza rinchiusa nella tua vita figlia figlia di figlia
di
abortiti silenzi in cristalli smembrati
culle
scoperte coperte di sangue e argilla
modello
meraviglie destinatarie di foglie
e cuoce
l’urlo uno solo tenuto dentro in
busta semiaperta
affollarsi
di strade affollarsi di gente
tramontata forse morta forse mora
mora come
la morte staccata dal cespuglio in cui inciampo
ROSALBA 3
GUARDANDO IL CORPO A TERRA
Il
suo sguardo sorridente
la
mitezza dei suoi occhi in continua ricerca di affetto
l’accuratezza
del suo abbigliamento
la
spontaneità del suo conversare
mai
lascerebbero intuire
la
profondità in cui è racchiusa
e che
emerge con frequente evidenza
dai
suoi pianti dalle sue paure
Una
bambina pronta a correre tra le braccia accoglienti
di
chi le dimostrasse affetto o simpatia
vivace intelligente
una
giovane donna infine
con i
suoi progetti di vita
propri
di chiunque si appresti ad affrontare le
sue vicende
Ma un
pianto
un
pianto incomprensibile
che
le sgorga dalla profonda angoscia che si
tramuta in urlo
urla
ripetute e laceranti che la strappano ai
suoi sogni
Che
manifestano l’emergere di un infinito incubo
PORTA ALMA DAL CORPO A
TERRA
bimba la tua bimba
eccola si
specchia dietro lo specchio
piccola
Alice in paese di sogno navigato da mari incerti e sporchi
violati i
castelli di sordi uomini duri e snocciolati
passato
presente futuro birra bevuta in
appartamento vuoto
tutti
lontani e lei sola bimba ragazza offerta nella casa del
padre
accarezza
i suoi pozzi dentro nuvole grigie
le pareti
sono fredde e buie lei non lo sa che tu
sai
che sai
vedere dove non si vede che sai
andare dove lei non sai andare
non
violare i suoi segreti
ma la
mano
dagli la mano che potrà non esserci più
mano
aperta aperta sul vuoto di ogni giorno
andato
TERESA
4
FORSE
GIOCO DI GAMBE DEL CORPO A TERRA
TERESA SI
STACCA ED OSSERVA IL MOVIMENTO
Sono
fatina della casa
esco
dalla tana
ami
guardarmi passeggiare nei miei deserti
svuoti
la colpa che tanto hai sentito
colpa
di madre di eva donna
mi
incontri in quella stanza
una
stanza vertebra piena di me
dove
le voci non urlano
le
visioni persecutorie si abbandonano
io
e te sole in quella stanza giaciglio
avvolte
in accappatoi come tele di ragno
poche
parole tanti sguardi
ti
seguo ti ho seguita
il
tuo spazio in tanti spazi
sul
ruscello mi hai donato meraviglie
poesia
e giovani fraseggi canterini
l’umorismo
di scienziata
la
sbadataggine d’avventura
ripetuti
gesti tante e tante volte ancora
non
segni il passo a chi non c’è
a chi va in altri luoghi
senti
di dover andare e non vorresti lasciarmi
lasciare
il tuo piccolo angelo che ha perduto riferimenti
puoi
trovarmi un posto un posto dove stare
ma
ovunque dovrò portare la mia stanza vertebra
affinchè
non perda ancora altri luoghi
IL CORPO SI FERMA
ALMA3
SDRAIATA
ACCANTO AL CORPO A TERRA
sono alla
ricerca
alla
ricerca di un nido
non lo
sentite il grido di cicogna
chi sono
sono gloria
e gloria
al padre e alla figlia e allo spirito
santo
e gloria ai giorni in cui mi hanno lasciata
con te
accanto
al tuo letto di madonna e di purezza
espansa
non
più minacce nelle tue voci
angoscia
e pianto trasformato in salice piangente
sbrigo
faccende mi vesto e ti chiedo di uscire dalla tana
piccola
lupa con ali argentate
Mara Mara marea non posso pensare di andare senza
che tu stia
Non
posso lasciare che la notte schiuda il presente assente
Mi
guardo intorno e pulso interiora
e
parlo tanto parlo e mi interesso
pazzia
come moria malattia come cenere
mente
dispersa
arrivano
le tue parole bambine e incastro rami
provo
a trovare giacigli d’affetto nidi
per
il mio angelo spazzacamino
TERESA
5
SDRAIATA
ACCANTO AD ALMA CHE STA AL CENTRO DEI DUE CORPI
CORPO
Madre
madre che in grembo porti le mie lucciole sgangherate
non
soffrire di sofferenza d’altro
impara
la vita del mio stato senza fare domande
stringi
la mano adesso che puoi al tuo angelo
incatenato
cerchi
un nido per me ma io sono qui
sono
nella mia stanza vertebra che è già nido
vieni
camminiamo adesso
insieme
impariamo
il passo del fachiro su un letto di carboni
il
passo della cicala sul ramo
il
passo dell’uomo che cede e saluta e lascia
cantiamo
la canzone del solco
nell’anima
grembo un sentiero di luce minuta
una
fiaccola che non si spegne
CANTATO
c’era
una volta un solco solcato
un
braccio appostato
un
occhio bambino piccolino
un
accento impantanato sul selciato
e
c’era una volta un solco solcato
un
braccio appostato
misura
le dita quel metro inventato
che
batte in muro fissato
luce
minuta sbiadita tra le dita
SALTI
ROSALBA E TERESA
I DUE CORPI RIMANGONO A TERRA
I DUE CORPI RIMANGONO A TERRA
ROSALBA
Ti sogna
nell’eterna notte e
t’accarezza ancora mentre dormi dentro di lei
TERESA
Mi sogna nell’eterna notte mentre dorme ancora
dentro di me
R
Sopra il guanciale segnato dal giorno
In un tempo in cui tutto è concesso
T
Sopra il guanciale segnato dal giorno
In un tempo in cui tutto è concesso
R
Le tue parole le arrivano al fondo
là dove dorme la madre che è madre
T
Le mie parole le arrivano al fondo
là dove dorme la madre che è madre
R
la bambina che eri
come
il principio d’un fiore
frutto di grazia inattesa
T
la bambina che ero
come
il principio d’un fiore
frutto di grazia inattesa
R
Sprigiona al tramonto senza scaldare
La forte radice che tiene alla vita
T
Sprigiona al tramonto senza scaldare
La forte radice che tiene alla vita
SPARISCONO POI
TERESA TORNA SI A CCUCCIA SULLA
MADRE
L’ ACCAREZZA
hai
spento la luce SPEGNE LA LUCE
si
buonanotte
cucciola d’oro
buonanotte
madre
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